Dalla pergamena al muro: l’arbitrato di Scolaio Ardinghelli nel Palazzo comunale di San Gimignano
A partire dalla fine del XII secolo, la trasformazione delle forme di governo delle città comunali è accompagnata da un progressivo incremento del ricorso allo scritto, in tutte le sue forme. Questo cambiamento interessa anche la produzione di testi epigrafici che, dipinti o incisi nella pietra, ve...
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Mondadori
2021
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oai:doaj.org-article:0836299460984235820bfb5fb991b7c62021-11-12T09:19:08ZDalla pergamena al muro: l’arbitrato di Scolaio Ardinghelli nel Palazzo comunale di San Gimignano10.17464/9788867743780_021124-12682611-318Xhttps://doaj.org/article/0836299460984235820bfb5fb991b7c62021-11-01T00:00:00Zhttps://riviste.unimi.it/index.php/SSMD/article/view/15952https://doaj.org/toc/1124-1268https://doaj.org/toc/2611-318X A partire dalla fine del XII secolo, la trasformazione delle forme di governo delle città comunali è accompagnata da un progressivo incremento del ricorso allo scritto, in tutte le sue forme. Questo cambiamento interessa anche la produzione di testi epigrafici che, dipinti o incisi nella pietra, vengono esposti con sempre maggiore frequenza in vari punti della città, in particolare sugli edifici pubblici e negli spazi adibiti al governo urbano. Luogo di riunione e di amministrazione della giustizia, accessibili a un largo pubblico, i palazzi pubblici diventano nel corso della seconda metà del Duecento il luogo prediletto per la presentazione di iscrizioni a contenuto giuridico che possiamo ricondurre alla categoria delle ‘carte lapidarie’, oggi nuovamente al centro del dibattito storiografico. Questi testi epigrafici hanno la particolarità di proporre, in forma integrale o parziali, il testo di un atto. La pittura murale dell’Arbitrato di Scolaio Ardinghelli, realizzata nel palazzo comunale di San Gimignano nel 1292, offre un angolo di approccio inedito all’esame di questo tipo di iscrizioni, permettendo non solo di chiarirne le modalità di produzione e le funzioni, ma anche il rapporto tra il testo epigrafico e il documento da cui questo dipende. Matteo FerrariMondadoriarticleComuni italianiEpigrafiaIconografia politicaPittura medievaleAraldicaMedieval historyD111-203ENITStudi di Storia Medioevale e di Diplomatica - Nuova Serie, Iss 5 (2021) |
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Comuni italiani Epigrafia Iconografia politica Pittura medievale Araldica Medieval history D111-203 |
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Comuni italiani Epigrafia Iconografia politica Pittura medievale Araldica Medieval history D111-203 Matteo Ferrari Dalla pergamena al muro: l’arbitrato di Scolaio Ardinghelli nel Palazzo comunale di San Gimignano |
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A partire dalla fine del XII secolo, la trasformazione delle forme di governo delle città comunali è accompagnata da un progressivo incremento del ricorso allo scritto, in tutte le sue forme. Questo cambiamento interessa anche la produzione di testi epigrafici che, dipinti o incisi nella pietra, vengono esposti con sempre maggiore frequenza in vari punti della città, in particolare sugli edifici pubblici e negli spazi adibiti al governo urbano. Luogo di riunione e di amministrazione della giustizia, accessibili a un largo pubblico, i palazzi pubblici diventano nel corso della seconda metà del Duecento il luogo prediletto per la presentazione di iscrizioni a contenuto giuridico che possiamo ricondurre alla categoria delle ‘carte lapidarie’, oggi nuovamente al centro del dibattito storiografico. Questi testi epigrafici hanno la particolarità di proporre, in forma integrale o parziali, il testo di un atto. La pittura murale dell’Arbitrato di Scolaio Ardinghelli, realizzata nel palazzo comunale di San Gimignano nel 1292, offre un angolo di approccio inedito all’esame di questo tipo di iscrizioni, permettendo non solo di chiarirne le modalità di produzione e le funzioni, ma anche il rapporto tra il testo epigrafico e il documento da cui questo dipende.
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