Mistica del Paradiso al limite del non rappresentabile. Par. XXX: word-painting dantesco e disegno Botticelliano – Analisi di un intercambio mediale

Questo saggio si dedica al problema dell’intercambio mediale fra il word-painting dantesco e il disegno botticelliano. Sulla base di un minuzioso paragone del Canto XXX del Paradiso con il disegno botticelliano che lo illustra possiamo formulare primi approcci per un sistema di corrispondenze svilup...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Cornelia klettke
Formato: article
Lenguaje:CA
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Publicado: Swervei de publicacions 2012
Materias:
Acceso en línea:https://doaj.org/article/44225aac3c9c43559965246f0560408a
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Sumario:Questo saggio si dedica al problema dell’intercambio mediale fra il word-painting dantesco e il disegno botticelliano. Sulla base di un minuzioso paragone del Canto XXX del Paradiso con il disegno botticelliano che lo illustra possiamo formulare primi approcci per un sistema di corrispondenze sviluppato da Botticelli per la sua trasposizione figurativa del testo poetico. L’analisi dei dettagli e degli arrangiamenti delle forme rappresentate rivela una sensibile compenetrazione di Botticelli nel mondo spiritual-religioso del Canto e nella sua poetica. Basandosi su dettagliate indicazioni contenute nel testo, l’artista traspone figurativamente con grande esattezza l’intenzione di un intero brano del Canto XXX (la prima visione: fiume di luce e «mirabil primavera», v. 61-78). Ciò facendo, egli sposta la metaforicità sovrannaturale dei versi danteschi attraverso una deviazione. Tale differenza intermediale viene realizzata attraverso la concretizzazione dell’espressione simbolica «faville vive» che Botticelli trasforma in angeli, in angeli avvolti in faville e nelle raggiere. L’ermetica del testo dantesco appare in questo caso trasposta nella ambivalenza tipica del ‘quadro con segreto’ o vexierbild consistente qui in un labirinto di forme che sortisce un effetto di mistero. La mistica del Paradiso, per la cui simbologia in Dante svolgono un ruolo straordinario le gemme con la loro metafisica della luce in Botticelli, che trasforma le gemme in creature angeliche, non viene rappresentata con la stessa sublimità del testo dantesco. Sebbene il pittore, maneggiando con virtuosismo la matita, sappia esprimere una preziosità nelle sue forme, questa forma di rappresentazione non è sufficiente a rendere la preziosità nel doppio senso in cui in Dante viene prodotta attraverso le gemme, la quale è da descrivere tanto allegoricamente quanto retoricamente. Tuttavia, grazie alla sottile ricezione della poesia dantesca e nonostante alcune differenze, il disegno botticelliano per il Canto XXX del Paradiso offre una trasposizione ben riuscita di una dimensione mistica della visione interiorizzata della trascendenza.