Ecologia senza natura o ontologia senza storia?
La riflessione di Timothy Morton si muove all’interno di quel ripensamento del rapporto tra soggetto umano e ambiente – dunque anche dell’umano in generale - che la scienza ecologica è venuta imponendo con sempre maggiore urgenza. A partire da Hyperobjects (2013), tuttavia, Morton si è inserito in...
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Formato: | article |
Lenguaje: | IT |
Publicado: |
Università degli Studi di Milano
2021
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Acceso en línea: | https://doaj.org/article/4aa0efa99a964e33b4da9957440b4837 |
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Sumario: | La riflessione di Timothy Morton si muove all’interno di quel ripensamento del rapporto tra soggetto umano e ambiente – dunque anche dell’umano in generale - che la scienza ecologica è venuta imponendo con sempre maggiore urgenza. A partire da Hyperobjects (2013), tuttavia, Morton si è inserito in quell’ampia ed eterogenea corrente, spesso definita «nuovo materialismo», che nel corso dell’ultimo decennio, sebbene in modi differenti, ha inteso tale ripensamento sempre più come una speculazione eminentemente ontologica: una rinnovata comprensione del modo d’essere dei viventi e della loro interconnessione, in quest’ottica, appare come la via maestra per rimodellare «ecologicamente» la soggettività. In opposizione a questo approccio ontologico ed attingendo a quello critico-decostruttivo sviluppato nel precedente Ecology Without Nature (2007), in questo articolo intendo sottolineare la necessità di riconoscere, anche nell’ambito del pensiero ecologico, il valore costitutivo delle mediazioni epistemiche, linguistiche e sociopolitiche distintive del soggetto umano, ma soprattutto della dimensione di storicità che di queste ultime è il denominatore comune. La frizione tra i due testi di Morton consente infatti di mettere a fuoco l’insufficienza di ogni eco-filosofia che pretenda di ripensare la costituzione del soggetto umano semplicemente tramite l’elaborazione di una differente ontologia dell’ambiente.
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