Nell’isola di Filottete. Leopardi e il <em>topos</em> romantico della prigionia
Fortemente radicato nell’immaginario romantico, il tema carcerario conosce in Leopardi una declinazione tutta peculiare. Muovendo, in particolare, da un appunto dello Zibaldone sul confinamento di Filottete nell’isola di Lemno (Zib. 4282), il contributo si propone di mostrare come Leopardi, incline...
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Formato: | article |
Lenguaje: | EN FR IT |
Publicado: |
Università degli Studi di Cagliari
2021
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Materias: | |
Acceso en línea: | https://doaj.org/article/76854f8340fe43928821f496b889896a |
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Sumario: | Fortemente radicato nell’immaginario romantico, il tema carcerario conosce in Leopardi una declinazione tutta peculiare. Muovendo, in particolare, da un appunto dello Zibaldone sul confinamento di Filottete nell’isola di Lemno (Zib. 4282), il contributo si propone di mostrare come Leopardi, incline ad autorappresentarsi nei panni del prigioniero e/o dell’anacoreta, si avvalga di alcune topiche polarità dello spazio chiuso, significativamente ricorrenti nella coeva letteratura italiana ed europea (da Manzoni a Byron, da Stendhal a Hugo) – quali immobilità/azione, buio/luce, interno/esterno –, ai fini della sua indagine sullo statuto antropologico della modernità. Alimentato tanto da una feconda rielaborazione delle coordinate platonico-cristiane (si pensi alla vita-carcere nel Dialogo di Plotino e Porfirio), quanto dalla vigile osservazione dei tempi correnti – come dimostra, per esempio, l’annotazione sui penitenziari negli Stati Uniti in Zib. 4045 –, il motivo della carcerazione ruota infatti prevalentemente attorno a due nuclei, distinti ma correlati: da una parte, la ‘caduta’ del genere umano e gli effetti annichilenti dell’incivilimento; dall’altra, il possibile conforto che, paradossalmente, proprio l’isolamento e la restrizione possono offrire all’uomo moderno corrotto e alterato.
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