Ne partecipavano indiferentemente poveri et richi. Clientelismo, coesione comunitaria e selezione dei bisogni: indigenza e ospedali nell’alta Lombardia fra basso medioevo e prima età moderna
Il saggio tratta degli ospedali e delle variegate forme di solidarietà che facevano capo alle comunità nella Lombardia prealpina e alpina fra tardo medioevo e prima età moderna. Il campo delle istituzioni e delle culture della misericordia appare altamente competitivo, segnato da opposte pretese gi...
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Mondadori
2021
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oai:doaj.org-article:89d1b5d4897b404b926830976632025c2021-11-12T09:19:05ZNe partecipavano indiferentemente poveri et richi. Clientelismo, coesione comunitaria e selezione dei bisogni: indigenza e ospedali nell’alta Lombardia fra basso medioevo e prima età moderna10.17464/9788867743780_051124-12682611-318Xhttps://doaj.org/article/89d1b5d4897b404b926830976632025c2021-11-01T00:00:00Zhttps://riviste.unimi.it/index.php/SSMD/article/view/15955https://doaj.org/toc/1124-1268https://doaj.org/toc/2611-318X Il saggio tratta degli ospedali e delle variegate forme di solidarietà che facevano capo alle comunità nella Lombardia prealpina e alpina fra tardo medioevo e prima età moderna. Il campo delle istituzioni e delle culture della misericordia appare altamente competitivo, segnato da opposte pretese giurisdizionali e da diversi orientamenti ideali e pratici, che scandiscono profonde discontinuità storiche. Ebbe un peso decisivo, infatti, la polemica contro quelli che vennero considerati abusi, categoria che si dovrà inquadrare criticamente, perché ad abusi spesso vengono degradate le pratiche dei concorrenti nel controllo delle risorse materiali e simboliche dell’elemosina. Il quadro tardo-medievale, caratterizzato essenzialmente dalle distribuzioni di cibo e vino a carattere estemporaneo, si trasformò profondamente, con la fondazione dei monti di pietà, il consolidamento e talvolta il rilancio degli ospedali, per iniziative delle stesse comunità. Tuttavia il superamento di alcune manifestazioni della pietà tradizionale fu anche dovuto all’esito dell’interferenza fra i diversi attori sociali e istituzionali – individui, comunità, autorità statali ed ecclesiastiche – e soprattutto alle pressioni di queste ultime. Molte, infatti, erano le possibili forme di generosità: il clientelismo aristocratico, le feste della coesione collettiva in cui si affollavano i poveri e non solo per avere da bere e da mangiare, la tendenza della comunità a concedere con criteri laschi di sorveglianza terra e prestiti. Come le comunità avevano degradato la liberalità aristocratica al mero interesse personalistico, così la Chiesa fu pronta a denunciare gli sprechi della carità cerimoniale, promuovendo la delimitazione dei veri poveri, cui destinare le risorse mediante più rigorose forme gestionali. Il controllo ecclesiastico sulle rendite pie incontrò però anche sensibilità di orientamento rigorista vive a livello locale ed ebbe esiti più generali, nell’abbandono di una carità non misurata e nella promozione di modelli più analitici di distinzione sociale. Massimo Della MisericordiaMondadoriarticleCaritàconflitto giurisdizionaleabusi gestionalifestacomunitàMedieval historyD111-203ENITStudi di Storia Medioevale e di Diplomatica - Nuova Serie, Iss 5 (2021) |
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Carità conflitto giurisdizionale abusi gestionali festa comunità Medieval history D111-203 |
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Carità conflitto giurisdizionale abusi gestionali festa comunità Medieval history D111-203 Massimo Della Misericordia Ne partecipavano indiferentemente poveri et richi. Clientelismo, coesione comunitaria e selezione dei bisogni: indigenza e ospedali nell’alta Lombardia fra basso medioevo e prima età moderna |
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Il saggio tratta degli ospedali e delle variegate forme di solidarietà che facevano capo alle comunità nella Lombardia prealpina e alpina fra tardo medioevo e prima età moderna. Il campo delle istituzioni e delle culture della misericordia appare altamente competitivo, segnato da opposte pretese giurisdizionali e da diversi orientamenti ideali e pratici, che scandiscono profonde discontinuità storiche. Ebbe un peso decisivo, infatti, la polemica contro quelli che vennero considerati abusi, categoria che si dovrà inquadrare criticamente, perché ad abusi spesso vengono degradate le pratiche dei concorrenti nel controllo delle risorse materiali e simboliche dell’elemosina. Il quadro tardo-medievale, caratterizzato essenzialmente dalle distribuzioni di cibo e vino a carattere estemporaneo, si trasformò profondamente, con la fondazione dei monti di pietà, il consolidamento e talvolta il rilancio degli ospedali, per iniziative delle stesse comunità. Tuttavia il superamento di alcune manifestazioni della pietà tradizionale fu anche dovuto all’esito dell’interferenza fra i diversi attori sociali e istituzionali – individui, comunità, autorità statali ed ecclesiastiche – e soprattutto alle pressioni di queste ultime. Molte, infatti, erano le possibili forme di generosità: il clientelismo aristocratico, le feste della coesione collettiva in cui si affollavano i poveri e non solo per avere da bere e da mangiare, la tendenza della comunità a concedere con criteri laschi di sorveglianza terra e prestiti. Come le comunità avevano degradato la liberalità aristocratica al mero interesse personalistico, così la Chiesa fu pronta a denunciare gli sprechi della carità cerimoniale, promuovendo la delimitazione dei veri poveri, cui destinare le risorse mediante più rigorose forme gestionali. Il controllo ecclesiastico sulle rendite pie incontrò però anche sensibilità di orientamento rigorista vive a livello locale ed ebbe esiti più generali, nell’abbandono di una carità non misurata e nella promozione di modelli più analitici di distinzione sociale.
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