Verbi locativi in italiano come varianti di verbi supporto

In questo articolo discuteremo la nozione di “carrier verbs” (secondo la definizione del linguista americano Zellig Harris) o di “light verbs” (come denominata all’inizio del XX secolo da Otto Jespersen). La nostra cornice teorica è rappresentata dal lessico-grammatica di Maurice Gross, una teoria...

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Detalles Bibliográficos
Autores principales: A. Cicalese, E. D'Agostino, A. M. Langella, I. Villari
Formato: article
Lenguaje:CA
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IT
Publicado: Swervei de publicacions 2016
Materias:
Acceso en línea:https://doaj.org/article/972490f39d5344639e11fc16f7280a12
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Sumario:In questo articolo discuteremo la nozione di “carrier verbs” (secondo la definizione del linguista americano Zellig Harris) o di “light verbs” (come denominata all’inizio del XX secolo da Otto Jespersen). La nostra cornice teorica è rappresentata dal lessico-grammatica di Maurice Gross, una teoria iniziata negli anni settanta a partire dalla sintassi del francese sulle basi matematiche già individuate per la lingua inglese da Zellig Harris. In particolare, discuteremo di come alcuni verbi locativi dell’italiano possano essere usati come verbi supporto (secondo la definizione data da Gross dei “light verbs” harrisiani) e assumano il ruolo sintattico una volta attribuito dai grammatici greci e latini alla copula esse.