L’“angiola giovanissima” e il linguaggio degli angeli: la musica della e nella Vita Nova
Partendo dal fatto paradossale che la Vita Nova possa essere definito un “Buch der Lieder” (Wehle) o “libro dei canti”, pur parlando della musica in senso stretto solo in due luoghi, il presente contributo intende esaminare il rapporto esistente fra il libro e la “musica” in un senso più ampio e pr...
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Formato: | article |
Lenguaje: | CA EN ES IT |
Publicado: |
Universitat Autònoma de Barcelona
2015
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Materias: | |
Acceso en línea: | https://doaj.org/article/b0e8967d4b4b459893f050cb8a565669 |
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Sumario: | Partendo dal fatto paradossale che la Vita Nova possa essere definito un “Buch der Lieder” (Wehle) o “libro dei canti”, pur parlando della musica in senso stretto solo in due luoghi, il presente contributo intende esaminare il rapporto esistente fra il libro e la “musica” in un senso più ampio e proporre una lettura della Vita Nova che mette l’accento proprio sulla musicalità delle poesie dantesche e le sue implicazioni. Le poesie stesse, come Beatrice, “angiola giovanissima”, e come Amore, agiscono come angeli: sono caratterizzate anche loro da cortesia e gentilezza e soprattutto trasmettono dolcezza e beatitudine, confermando così la convinzione medievale secondo cui il linguaggio degli angeli non sarebbe altro che musica, mentre da parte sua la musica – in primo luogo, s’intende, quella liturgica – riuscirebbe a comunicare già sulla terra un’idea del canto degli angeli. Qui, non solo la canzone è ‘angelo’ nel senso etimologico del termine, essendo mandata dall’io a portare un messaggio ai destinatari; non solo porta metaforicamente l’io, la cui lingua parla “quasi come per se stessa mossa”, al cielo. Innanzitutto, come fa vedere la rilettura di alcune ‘canzoni’, il linguaggio poetico riesce a dire l’ineffabile grazie alle sue caratteristiche proprie, che lo distinguono dal linguaggio tanto prosastico quanto prosaico, caratteristiche che ne fanno una specie di linguaggio angelico: è la poesia che con la sua suavitas riesce a superare i limiti del linguaggio umano e a procurare la beatitudine, trasportando coloro che la sanno udire già in vita “oltre la spera”.
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